Cercando di attualizzare quella "strana, ma singolare vocazione" espressione di come l'amato San Paolo VI preferiva definire la sua vocazione al papato, ci viene difficile oggi operare e realizzare ciò che nostro Fratello, Padre ed Amico Gesù ci ha tramandato con la Sua vita stessa. Più che mai,oggi i giovani hanno bisogno di sentirsi Chiesa; parlano, studiano, riflettono, compiono, criticano idee, movimenti non per chissà quale movimento anticonformista o per chissà quale animo riformista. Lo fanno certamente per sentirsi parte integrante di questa immensa discendenza, per potersi sentire più intimamente uniti a Cristo e per portare in Essa (Chiesa) le adatte rivoluzioni per una più autentica partecipazione e fervente adesione.
Ogni loro azione nasce da una sofferta ed inquieta ricerca della propria verità, della propria vocazione in una società ormai cosi superficiale e deleteria. I giovani d'oggi hanno bisogno di essere ascoltati, capiti-che non sempre risulta essere così agevole-consigliati e aiutati nel loro discernimento vocazionale di vita cristiana e non, sia nell'ambito pubblico che in quello privato. Hanno bisogno di essere ri-messi al centro di ogni discussione. Vorrebbero, quindi, sperimentare una fede che si fa esperienza, coinvolgimento, responsabilità. Non si sentono a casa in una comunità che dà loro una visione della vita appresa passivamente, o che li vuole presenti ad una preghiera che avvertono solo come un rito che non li coinvolge.
A ben vedere, i giovani stessi indicano quali sono le aperture attraverso le quali è possibile entrare in comunicazione con il loro mondo interiore, per accompagnarli in una ricerca che può aiutare tutta la Chiesa a reinterpretare la sua missione in fedeltà al Vangelo.
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